Ci sono timori, a volte vere e proprie angosce, che riducono le adesioni delle persone alla donazione del sangue.
È vero! Chi s'interessa di donazione di sangue ed emocomponenti, avendo vissuto la vita intera o lunghi tratti di essa a contatto con i donatori, sa bene che alcune "paure" possono tenere lontani aspiranti donatori. È auspicabile che si riesca a parlare di questi problemi che coinvolgono anche aspetti psicologici, con chiarezza e tranquillità. In tal modo si potrebbero ricondurre ad una giusta dimensione. E' pur vero che donando sangue si fa comunque un regalo e che ogni regalo per avere valore deve costare un po' di sacrificio. Talvolta si dona il superfluo, ma col proprio sangue si regala una parte di sè, significativa ed importante. Si regala qualcosa che è nel proprio piatto, non si regala quello che cade casualmente dal piatto. Per aiutare a "smitizzare" alcuni tabù è importante che i donatori di lungo corso testimonino agli aspiranti donatori le paure e i timori che hanno costituito ostacolo iniziale alla loro scelta.
Donare il sangue fa male?
Per un adulto sano che si sottopone regolarmente alle valutazioni di idoneità la donazione non comporta alcun rischio.
Esistono precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue: la quantità del sangue che viene sottratta mediamente ad ogni prelievo è minima ed è stabilita con Decreto Ministeriale in 450 centimetri cubici più o meno il 10%, pari a circa il 10% del sangue presente nell'organismo umano.
L'intervallo tra una donazione di sangue intero e l'altra non deve essere inferiore a 90 giorni.
La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a 4 nell'uomo e a 2 nelle donne in età fertile.
I controlli, costituiti dagli esami del sangue e dalle visite periodiche costituiscono inoltre medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore.
Donando periodicamente, non corro il rischio di assuefarmi alla donazione, per cui alla fine donare diventa una mia necessità?
La donazione periodica non implica nessun processo di "assuefazione" nel senso "scientifico" del termine, ove per assuefazione si intende l'impossibilità di rinunciare alla pratica di determinati comportamenti (vedi assunzione di droghe), assumendo il termine, in questo caso, una connotazione negativa comportando un danneggiamento psico-fisico per la persona.
Nel caso della donazione del sangue esiste una regola di periodicità nella donazione per garantire la sicurezza del sangue donato. Se la conseguenza a compiere quest'atto di estrema solidarietà può essere quello di ripeterlo a scadenze regolari questo non potrà che farci sentire meglio nel senso della gratificazione che si può provare nell'aiuto dato gratuitamente a qualcuno, avendo recuperato un valore umano prezioso.
Resta comunque interessante esaminare insieme, prendendo spunto da un documento delle Blood Banks quali siano le paure più diffuse. Si possono così citare:
1. La paura del procedimento di prelievo.
2. La paura dell'ago e della puntura venosa.
Nei nostri Punti di Raccolta l'abilità del personale sanitario è solitamente molto elevata. A ciò si aggiunge la qualità degli strumenti che rendono il procedimento efficace.
E' sempre opportuno riferire esattamente quello che accadrà al nuovo donatore prima della donazione, come ad esempio che l'ago è di calibro lievemente superiore a quello normalmente utilizzato per le analisi, ma che nonostante ciò il prelievo non risulta essere più doloroso , anche perché è sufficiente che l'ago penetri la vena il minimo indispensabile (circa 1 cm.). Infatti, una volta all'interno della vena, l'ago non viene più mosso, anzi viene immobilizzato da un cerotto appositamente posizionato.
3. Comunicare sempre e comunque l'assoluta verità ai nostri donatori è già un procedimento in sè ansiolitico. E' ovvio che resta il buco dell'ago, che non è piacevole, ma per chi ha la motivazione giusta è cosa da nulla! Dopo aver superato tale paura il fastidio dell'ago conferisce un plusvalore alla donazione, aumentando il peso specifico del regalo!
4. La vista del sangue
Non è raro che alcune persone riferiscano di aver timore della vista del sangue. Val la pena ricordare che durante la donazione non c'è "spargimento di sangue".
Oltretutto chi è particolarmente sensibile alla vista del sangue può non guardare; per questo motivo, durante la donazione, alcuni donatori chiedono di coprire con un telino sia la sacca che il segmento di collegamento
5. La mancanza di fiducia nell'equipe sanitaria. Il personale di assistenza ha generalmente grande esperienza e preparazione adatta ad intervenire secondo necessità e all'occorrenza.
6. C'è la paura poi di andare soggetto a lipotimie o a "svenimento".
Molto spesso questo timore è legato alla considerazione di fare una "figuraccia", che abbasserebbe l'autostima. In questo caso si tratta di impartire i giusti consigli:
chiedere al donatore di riferire immediatamente qualsiasi sensazione di disagio avverta
L'infermiere, per poter accorgersi tempestivamente della comparsa di un disagio, deve guardare il donatore negli occhi e chiacchierare continuamente con lui.
Se il donatore risponde a tono e partecipa attivamente alla discussione vuol dire che sta bene. Al minimo accenno di disagio il personale interverrà immediatamente abbassando lo schienale del lettino e facendo quindi regredire rapidamente un'eventuale sintomatologia. Un adeguato riposo sul lettino dopo la donazione (circa 5-10 minuti) e qualche decina di secondi almeno in posizione seduta per favorire il normale adattamento pressorio e un bicchiere d'acqua per ristabilire la perdita di liquidi riducono ulteriormente il rischio di reazioni avverse.
7. La paura per la propria integrità fisica. È regola generale, etica ed umana che il prelievo del sangue non debba essere in nessun caso dannoso per il donatore.
La visita di ammissione, scrupolosa nell'anamnesi, rigorosa nell'esame clinico e nelle indagini strumentali, costituisce una valida garanzia. Prima di ogni prelievo si esegue regolarmente il controllo clinico e si determina il tasso di emoglobina nel sangue per escludere un eventuale sopraggiunto e sconosciuto stato di anemia
Nell'ambito delle riflessioni sulla paura per la propria salute vale la pena ricordare che il materiale utilizzato per il prelievo è rigorosamente sterile, monouso, a perdere
8. La paura di doversi sottoporre, dopo l'adesione all'associazione, a prelievi coercitivi. Così non è: l'associaazione ha il compito oltre che il dovere di "sollecitare" ma non impone nulla. Tutto è demandato alla personale sensibilità e all'etica della responsabilità
9. Un altro timore è quello dell'ambiente ospedaliero in quanto evocatore di "stato di malattia"
In questo caso ho più volte proposto la riflessione di provare a pensare all'ospedale come luogo fisico deputato al rimedio della malattia. Proporre un'inversione del paradigma: diventare artefici come donatori della cura delle malattie restituendo il significato profondo che gli appartiene, al dono del sangue.
Un'ultima riflessione: chi supera le piccole paure che sono dentro noi stessi finisce col costruire una personalità più forte e strutturata. E' una gran soddisfazione battere le paure!
Per gentile concessione del Dott. Maurizio Vescovi per l'AVIS di Parma - www.avisparma.it
Legenda
Fonti immagini
62 - 66 illustrazioni orginali
67 da Avis e SIT di Rimini
68 da /www.usl4.toscana.it, Corso per soccorritori di unità mobili di rianimazione - Dipartimento di emergenza e urgenza Prato
69 da www.avisparma.it